I metalmeccanici FIM per il futuro termomeccacnico

La Fim-Cisl si dà appuntamento a Bassano, per discutere di occupazione e transizione.

Giovedì 7 aprile 2022 Bassano del Grappa diventa, per un giorno, la capitale sindacale della termomeccanica. I vertici della Fim-Cisl apriranno il dibattito sul futuro della termomeccanica nazionale. Il punto di analisi del sindacato sarà incentrato soprattutto sulle dinamiche occupazionali, in vista dei grandi cambiamenti tecnologici e geopolitici a cui andrà incontro il settore nei prossimi anni. «Gli obiettivi per la diminuzione delle emissioni nocive cambieranno profondamente i metodi di alimentazione delle macchine per il riscaldamento ed il raffrescamento degli ambienti domestici, industriali e commerciali», spiega Adriano Poli da pochi mesi alla guida del Fim-Cisl di Verona. La giornata bassanese servirà per rilanciare la grande attenzione della Cisl verso un “mondo”, quello della termomeccanica italiana, che è ancora in grado di competere ai massimi livelli ma che, contemporaneamente, vede comunque all’orizzonte grandi incognite per la stabilità occupazionale dei suoi 40 mila lavoratori. «Non possiamo più prendere tempo; l’industria cambierà profondamente nei prossimi anni. Non possiamo però evitare di analizzare in anticipo le ricadute che si riverseranno sull’occupazione delle aziende metalmeccaniche. Anche il sindacato è pienamente consapevole che dovrà mettersi in gioco, per accompagnare la transizione verso le tecnologie “pulite”». L’hotel Glamour, sede del convegno cislino, vedrà oltre alla presenza del segretario nazionale Fim-Cisl Valerio D’Alò, ben trenta sindacalisti provenienti da sei regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Friuli e Veneto ovviamente). Finiti i lavori, la giornata di approfondimento sul futuro della termomeccanica proseguirà con una visita allo stabilimento della Baxi, il colosso di via Trozzetti, azienda leader nel settore delle caldaie domestiche (il più grande sito europeo per la produzione di prodotti per il riscaldamento). «La maggior parte delle emissioni arriva proprio dalle abitazioni e dagli esercizi commerciali (31% da caldaie, condizionatori ed elettrodomestici), con l’industria al 30% ed i trasporti al 29%. Ne consegue che il settore termomeccanico sarà, giocoforza, coinvolto da questo processo di trasformazione. I produttori di caldaie e di condizionatori già oggi sono sottoposti ad adeguamenti radicali verso l’implementazione di sistemi ibridi. Nelle nuove costruzioni non sono più installabili impianti che prevedono la sola caldaia a condensazione, deve essere almeno abbinata ad una pompa di calore. Le aziende stanno sviluppando con i propri centri di ricerca nuove tecnologie, la caldaia domestica ad idrogeno che, per esempio, lo sviluppo del progetto è proprio qui a casa nostra», conclude Adriano Poli, sulla scorta della relazione che ha tenuto all’ultimo congresso della Fim-Cisl di Verona. La concertazione termomeccanica non poteva che partire da Bassano.

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